100 MEILEN BERLIN

Una 100 miglia che segue le tracce della storia tedesca, ovvero 160,9 km lungo l’ex confine con Berlino Ovest, ripercorrendo lo storico Muro di Berlino, un evento per non dimenticare che cosa questo ha significato nel periodo che va dal 1961 al 1989. Questa è la “100 Meilen Berlin”. Questa corsa oggi vuole essere anche un prezioso contributo per mantenere viva la storia della città che è stata divisa e per commemorare le vittime dell’ex confine. Ogni anno il giro si inverte, la partenza per la gara a tappa unica rimane sempre alle ore 06:00, mentre per le staffette da 2 alle 07:00, per quella da 4 alle 07:30 a seguire quella da 10. A tutti coloro i quali completano la gara entro il tempo limite di 30 ore viene assegnata una medaglia, se si arriva entro le 24 ore si riceve una speciale fibbia. I corridori che partecipano per due volte di seguito alla gara ricevono anche una speciale medaglia “back to back” ovvero l’incisione su fronte e retro della medaglia dell’anno precedente e quello attuale. Il percorso in gran parte è pianeggiante ed asfaltato, attraversa aree urbane, ma anche foreste, prati e campi, insomma un percorso molto vario dove il codice della strada deve essere sempre seguito, vedi il non attraversamento con semaforo rosso pena squalifica immediata da parte dei severi giudici tedeschi.

IL RACCONTO DI MAX

Quando in passato sei stato “abituato” a ragionare sul correre lunghe distanze, a stare tante ore sulle tue gambe senza sosta, con il pensiero di poter arrivare come no, l’idea di non accettare una nuova sfida non ti sfiora nemmeno soprattutto se in quel momento più che una gara, cerchi una sfida con te stesso, cerchi risposte dentro te che solo sconfiggendo i tuoi demoni puoi trovare. Ed è così che in una stagione che mi ha regalato tante soddisfazioni nel mondo del lavoro, una ascesa meritata quanta voluta con le gare e gli allenamenti del coach che sono un mero ricordo, mi sono trovato a pensare, perché non tornare a Berlino per correre la 100 miglia? Perché non farlo in coppia questa volta con l’amico Roberto?
Ho corso questa gara ben quattro volte, l’ultima delle quali sotto le 16h e 45min, sapevo a cosa andavo incontro, conoscevo il percorso ed ogni suo piccolo imprevisto, conoscevo l’accoglienza ai ristori e tutto ciò che essi offrivano e sono perciò partito fiducioso e sicuro che sia io che Roberto avremmo fatto un’ottima gara. Voi direte, pesante? La gara personalmente no, stando al fatto che per i primi 71km viaggiavo ad una media compresa tra i 5’20” ed i 5’30” per km/h, ma quello che mi ha letteralmente prosciugato sono stati i 10 giorni antecedenti alla gara, quelli si, con chilometri fatti nelle ore più disparate per abituare il corpo a quel grado di sofferenza che solo l’ultramaratona può darti e le continue lezioni che fino al 9 agosto ho continuato a tenere. Sorridendo e non perché io sia un masochista, dico che la fatica mi piace e quindi non la vedo come pesante. Pesante era il macigno di pensieri che mi portavo dentro e che in qualche modo dovevo eliminare e così è stato.

IL RACCONTO DI ROBERTO

Ultimi giorni di luglio, a Roma si schiatta dal caldo e Max mi scrive su whatsapp “Andiamo a fare la 100 miglia di Berlino? 10 giorni di corsa lenta, partiamo il 13, torniamo sul 16. Io faccio i primi 90 km, tu gli altri 70”.
Immaginate la mia reazione mista tra la voglia di una follia e la consapevolezza di chi non ha un briciolo di esperienza nelle ultramaratone. Ovviamente non riesco a tirarmi indietro e iniziamo una sorta di preparazione di 10 miseri giorni (scritta a penna sulla tovaglietta di un ristorante dove siamo andati a cena) con 20 km di sabato sera, 20 km di domenica mattina e 10 km di domenica sera. Volevo già spararmi. I giorni successivi i km lenti diventano una prova di resistenza tra una fontanella e un’altra perché Roma in agosto é un tantinello umida. Bisognerebbe fare almeno un lungo da 4 ore. Proposta di Max: partiamo alle 430 di notte perché alle 9 ho una lezione live. Stavolta non cedo e lo raggiungo alle 630 ma Max comincia a essere stanco. Da solo mi sparo 35 km con 22 giri di Spep (allenamento mentale). Ultimi giorni di canotte strizzate dal sudore e gambe sempre più sofferenti. Qualche amica mi chiede perché io e Max non andiamo come tutti a fare i fighi a Ferragosto su qualche bella isola. Bella domanda ma lascio a voi la risposta.
Arriva il 13 e voliamo a Berlino, più fresco di Roma ma fa comunque caldo. Cena di rito al ristorante Va Piano (un nome un perché) ad Alexander Platz, vicino al nostro hotel. Max parte alle 7 del mattino e lo seguo virtualmente sul sito della gara.

Aspetto Max al castello di Sacrow, località Potsdam ovvero il checkpoint del km 91. Eccolo che arriva bello sorridente e mi cede la fascia con il chip al polso. Corriamo 200 metri insieme, giro a destra e ora sono solo. Fa molto caldo e becco subito un tedesco che aggira la regola del divieto delle cuffie portando una mini cassa con i Rammstein a palla, genio! Entro nel bosco anzi nella foresta e corro pure troppo allegro, come direbbe il coach una bava sotto i 5’ al km. Il primo obiettivo è di arrivare bene al checkpoint del km 128. Passo in una zona dove ci sono ville e auto di lusso, gente che pesca e ragazzi in canoa sul lago. Arrivo al km 37, mi riposo un po’ mentre cambio maglietta e indosso il giubbino catarifrangente per il buio. Nel mio marsupio ho anche la luce frontale. Riparto e passo i 42 km di una maratona in 3h40’ circa senza apparenti crisi. Ai ristori bevo acqua e mangio solo pezzetti di frutta disidratata e qualche dattero. Evito dolci e birra anche se ne ho una voglia matta. Penso di poter correre almeno fino al km 50. Arriva il buio e nel bosco nonostante la luce in testa si vede poco o nulla. Ho paura di saltare qualche freccia e di perdermi. Non incontro nessuno a parte qualche volpe ed é una sensazione stranissima. Sento solo i miei passi e i versi degli animali. Ripenso al tizio che la sera prima mi ha raccontato che una volta un corridore è stato attaccato senza gravi conseguenze da un orso. Mi chiama come promesso al telefono una persona che adoro e le sue parole mi incoraggiano. Non credo ai miei occhi quando mi accorgo che ho già corso quasi 60 km. Arrivano i primi dolori alle caviglie e cerco di mantenere un passo economico. Cammino solo qualche metro ai ristori dove i volontari sono davvero eroici. Mancano pochi km e passo dal buio del muro alle luci della città. Ultimo km e c’è Max che mi aspetta. In infradito corre al mio fianco con tanto di diretta sui social. Entriamo in pista e chiudiamo le nostre 100 miglia in 16h08’54”. Mi rendo conto che ho corso quasi tutti i miei 70 km alla media di 5’45” al km, comprese le pause ai ristori e al cambio. Non ci avrei scommesso neanche 5 euro. Siamo la seconda staffetta in classifica. Sono talmente carico di endorfine che una sorta di zuppa con carne di maiale più birra mi sembra una cena stellata.

CONCLUSIONI

Alcune considerazioni personali. Gli ultramaratoneti sono davvero folli ma meritano rispetto. I loro racconti, i loro aneddoti, i loro trucchi per sconfiggere la fatica sono surreali. Alcuni vanno veramente vicino ai loro limiti. Riescono ad alienarsi completamente da tutto. Sanno che in gare del genere la testa prevale sul corpo e hanno una forza mentale che non ti può dare neanche il miglior mental coach.
Prossimi passi? Beh, nel weekend 10-12 settembre parteciperò alla seconda edizione della Resia-Rosolina, 430 km lungo il fiume Adige ovviamente a staffetta. La domenica dopo, ovvero il 19 settembre, si riforma la coppia magica Roberto e Max. Saremo i Pacer ufficiali delle 3h20’ alla Maratona di Roma. Caciara garantita e non solo. Dopo c’è la mia amata Roma-Ostia (ormai me la sogno di notte caro Luciano) e poi chissà…

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