IL MONTE SORATTE

C’è una croce sulla vetta del monte Amiata a 1732 metri sul livello del mare. Una croce monumentale alta ventidue metri. Mia nonna paterna, Angiolina Fazi, classe 1878, nata nella contrada “Leccio” a tre chilometri da Casteldelpiano, segaligna che a vederla oggi si scambierebbe per una donna di un villaggio Tuareg, popolo Berbero stanziato vicino al deserto del Sahara, perennemente vestita con un’ampia e pieghettata gonna nera che le arrivava fino ai piedi, uno scialle ampissimo che le ricopriva tutta la parte superiore del corpo e il perenne copricapo nero. Mia nonna era una formidabile camminatrice e spesso camminava anche per cento chilometri, per portare le sedie che impagliava nei tanti paesi del Monte Amiata. La famosa croce di cui dicevo, era stata inaugurata nel 1910 e per costruirla erano servite quattro tonnellate di ferro, portate sulla cima del monte, tramite sentieri, a dorso di muli (all’epoca non c’erano le comode strade di oggi, su una delle quali si svolge la famosa “Salitredici” che porta dal comune di Abbadia San Salvadore alla vetta del Monte Amiata). Durante la seconda guerra mondiale la croce fu seriamente danneggiata e nel dopoguerra fu restaurata e il 24 Agosto del 1946 la “Croce” fu di nuovo inaugurata dal Papa Pacelli, Pio XII, con un discorso alla radio. Avevo poco più di sette anni, ma, con l’ausilio non di un mulo ma di un somaro, raggiunsi per la prima volta la vetta, aiutato dalla mia atletica nonna Angiolina.  Era una giornata incredibilmente tersa e lo spettacolo che si godeva era profondo sia a Nord verso Siena e sia a Sud verso il Lago di Bolsena, il mare e…il Monte Soratte. Chiesi a mia nonna chi avesse disegnato quel monte con tutte quelle punte…lei mi rispose: il Signore. Questa storia me l’ha ricordato tante volte, quando periodicamente veniva ad abitare qualche mese con la mia famiglia, nella casa dei miei in Via Evandro, nel suo vivere periodico, da nomade anziana, nelle case dei suoi quattro figli.

Così ho conosciuto il monte Soratte, che mi ha sempre affascinato e che non ho mai visitato.

Dopo sessantasei anni da quella data, il 1 Aprile del 2012, nella corsa di Fernando Zinni in quel dei Granai, mi fu presentato un nuovo atleta, già M45 (26.12.1967) di nome Stefano De Iulis, che alla seconda gara della sua vita corse i dieci chilometri in 45.52.

Iniziai ad allenarlo e dopo qualche mese si presentò a una gara con un mazzo di asparagi selvatici, si quelli che costano 10€ a mazzetto, che lui aveva raccolto sul monte Soratte, salendo carponi per diverse ore!.

Il monte Soratte! Avevo letto tanto su quel monte, ma la cosa che più mi affascinava era il tesoro della Banca d’Italia, che il Feldmaresciallo Kesserling, avrebbe (il condizionale è d’obbligo) nascosto in una di quelle gallerie fatte scavare da Mussolini, lasciando qualche tonnellata di oro in lingotti nascosto.

Da quel momento ogni volta che con l’autostrada torno a Roma dal mio eremo amiatino, quando vedo il Soratte penso a De Iulis e gli telefono o gli dico il giorno dopo che l’ho pensato.

Dal suo ingresso ai Bancari, Stefano è stato uno dei maggiori “promotori di tesseramento” del nostro gruppo e, dopo la prima esperienza con il mezzofondista Tullio Scarinci, detto Mr. Olympia (lo ricorda molto bene Andrea Cacciani, per una volata al fulmicotone in occasione di un 3000 dedicato ad Andrea Moccia), ha continuato a promuovere, all’ombra del Soratte, il tesseramento ai Bancari.

Arrivava quindi Sergio Dina, detto Mandrache, uno dei più temibili competitor di Andrea Moccia per tanti anni mio sogno proibito da tesserare e allenare, titolare di una falegnameria di grande spessore, Simone Polinari, detto Cinghio, l’ Artist Director del Gruppo, Fabio Comina la mente pensante del Gruppo, momentaneamente operante in area meneghina (per questo Stefano cerca di scalzarlo dal piedistallo di comando), Umberto Nigri, detto chiodino, un autentico keniano di pelle bianca, Pino Scoccia, detto Draconball, simpatico agonista, Luca Lanzetti, detto il Direttore, Stefano Marchetti, detto il Preferito e Roberto Viani, detto il Cazzella (il marito della Gazzella?).

Questo è il “Gruppo Bancari del Soratte” da me nomato “Colonia del Soratte” che sta diventando una splendida realtà del nostro Gruppo.
La sera di Venerdì 13 Aprile, ho convocato questo bel Gruppo, composto in maggior parte da tifosi biancazzurri, presso il noto covo giallorosso “ Core de’ Roma”, pulsante come non mai dopo l’ultimo successo contro il Barca nella capitale Andalusa.

E’ stata una serata splendida, al termine della quale, i membri dell’“Orgoglio Tapascio di Morlupo”, hanno voluto omaggiarmi  un quadro del… Monte Soratte!!!

Felicitazioni colonia del Soratte, siete persone, prima che atleti, splendide… crescete e moltiplicatevi.

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