Pisa Marathon: quando un sogno si realizza – di Roberto Del Negro

La maratona perfetta? Secondo molti, Luciano Duchi docet, consiste nel sapersi gestire nella prima metà di gara al fine di realizzare il famoso negative split nella seconda. Perché?

Primo: la maggioranza dei maratoneti tende a partire con un passo troppo veloce per la distanza da affrontare e quindi con il grosso rischio di incontrare di solito dopo circa il 30° km il famoso muro. I numeri dimostrano che quello che si perde quando si rallenta è sempre di più di quello che si guadagna quando si accelera. Secondo: correre più veloce la seconda parte di gara porta a superare atleti invece del contrario. Psicologicamente questo aiuta tantissimo in termini prestazionali: avete presente la sensazione che si prova quando si viene raggiunti e superati dai pacer con il palloncini del proprio ipotetico tempo? Forse era meglio seguirli all’inizio. Terzo: mix tra velocità di base e resistenza alla fatica. Molti si allenano sulla prima a suon di ripetute tralasciando la seconda magari effettuando pochi lunghi durante la preparazione. Altri macinano km su km sempre alla stessa andatura evitando variazioni di ritmo o progressivi. Quarto: la distanza regina è infame. Ci siamo passati tutti, non è una distanza che si può improvvisare, non è una gara dove puoi stringere i denti fino all’arrivo, purtroppo gli inconvenienti possono capitare ad ogni singolo km, pure a 100 metri dalla finish line.

Tutto questo pippone per dirvi che dopo Berlino (2h55), Roma (2h52) e Rotterdam (2h49) il mio sogno era quello di preparare una maratona perfetta con una gestione di gara quasi maniacale per vedere se osare avrebbe portato al tanto agognato risultato cronometrico. La mia preparazione è stata più lunga del previsto dato che avevo in programma Ravenna a novembre ma per motivi familiari mi è saltata e ho quindi puntato al piano B, ovvero Pisa a dicembre. Oltre alle gare del torneo sociale in cui dovevo difendere il mio secondo posto in classifica, il martedì sera in pista a Caracalla spesso mi allenavo da solo agli ordini del coach (quanto mi manca allenarmi in gruppo!) e negli altri giorni correvo sempre in posti diversi (Caffarella, ciclabili varie, EUR, ecc.) per spezzare la monotonia della corsa solitaria. Forse perché vengo dal mondo del calcio, come sostiene Luciano ho una discreta velocità di base. Volevo però migliorarmi sulla capacità di resistere alla fatica, quindi medi in progressione e lunghi con finali veloci oltre il ritmo gara. Alimentazione? Io sono goloso e mangio di tutto (quelli dei ristori ormai lo sanno bene), perciò il consiglio è mangiate pure ma mangiate bene. Tutto è filato liscio e a pochi giorni di gara facevo finta di non sentire i pronostici degli amici scommettitori e di qualche addetto ai lavori proprio per non lasciarmi condizionare.

La maratona di Pisa è piatta, molto veloce e quest’anno ha raggiunto il record di iscritti grazie a tantissimi stranieri. Le incognite sono il freddo e il vento che spesso condiziona notevolmente il passo di gara in particolar modo nel lungo tratto di fianco al mar Tirreno. Sveglia presto e temperatura a dir poco gelida, in pratica siamo sotto zero. Decido di coprirmi bene per evitare sorprese. Non ci sono griglie e quindi mi piazzo in primissima fila con un vecchio maglione da buttare pochi secondi primo dello start. Mi sono scaldato poco e ho freddo. Partiamo insieme ai partecipanti della mezza maratona e quindi c’è da sgomitare. I primi km scorrono veloci in centro sul lungarno, poi usciamo dalla città e siamo già nel nulla. Sento ancora freddo e ho le mani congelate nonostante i guanti. Realizzo che non si scalderanno fino all’arrivo. Decido di fare un po’ l’indiano e saggiamente mi metto coperto in mezzo ad un gruppetto che viaggia al mio stesso passo. Ci scappa pure qualche chiacchiera e già qualcuno si sfila. Passaggio alla mezza tranquillo in 1h23’53’’ e mi rendo conto che la scelta di rimanere cauto sta pagando. Il mio gruppetto diventa sempre meno folto, ormai siamo in cinque e ci aiutiamo a vicenda sul lunghissimo biscotto sul mare dove in tanti dall’altro lato mi salutano e mi incitano. Un runner pisano mi fa da navigatore meteo e mi avvisa che adesso affronteremo dei km con vento forte e contrario. Incredibile la sensazione di frenata, si comincia a faticare per tenere il passo. Mentalmente cerco di ripetermi di arrivare al 30° km per poi andare a scoprire l’ignoto. Decido di non prendere il secondo gel perché sto bene e perché temo l’acqua gelata ai ristori. Passaggio al 30° km in 1h58’42’’ e dubbio amletico: mantenere il passo (a meno di crisi improvvise sarebbe stato comunque PB) oppure osare?

Guardo i pochi compagni di corsa rimasti al mio fianco e li vedo provati dalla fatica, sento che il mio passo è ancora leggero, un bel respiro e in un attimo di follia decido di partire. Mi accorgo subito che ho accelerato, forse pure troppo, ma ormai non si torna indietro. Voglio correre gli ultimi km forte per vedere se mi schianto. Sono rimasto solo, non ho punti di riferimento, mancano ancora diversi km. Supero diversi atleti in difficoltà e il mio orologio certifica che sto spingendo come in una mezza maratona. Ormai sto correndo a 3’45’’ mentre rientro a Pisa. Al 40° km capisco che sorprendendo anche me stesso, riesco ancora a spingere alzando le gambe e muovendo bene le braccia. Ultimo km a 3’40’’ e urlo di gioia all’arrivo sotto la Torre di Pisa. Il tabellone dice 2h46’16’’. Nuovo PB sulla distanza regina! Negative split di 90 secondi di cui 60 negli ultimi 7 km, pazzesco.

Forse, anzi quasi sicuramente, è stata la mia miglior prestazione di sempre. Non solo per il personal best ma per come ho saputo interpretare la gara. Vi assicuro che non è stato per niente facile. Incredibile l’adrenalina in corpo che non ti fa sentire neanche il minimo indolenzimento muscolare. Mi riparo in una palestra dove saluto e abbraccio tantissimi amici romani e non, finalmente le mie mani si scaldano, prendo il telefono e chiamo Luciano. Lo sento felice e sono davvero contento. E come cantava Vasco “ Le stelle stanno in cielo e i sogni non lo so… so solo che son pochi quelli che s’avverano”….
flickr
youtube
instagram
facebook